Corso di formazione FAD ECM – Patologia Psichiatrica e Gruppi di Lavoro
200,00€
Obiettivo
Il Corso di formazione FAD ECM – Patologia Psichiatrica e Gruppi di Lavoro si concentra su punti problematici, dei “nodi”, cioè delle situazione in cui la patologia mentale mette sotto pressione il funzionamento dei curanti (come singoli e come gruppi) e richiede tutta la loro capacità di comprensione tecnica di cui dispongono.
Crediti ECM rilasciati: 50
Tipologia Corso: FAD – ID evento: 356684
Durata: 01/09/2022 – 31/12/2022
Docente: Dott. G. Montinari
A chi è rivolto?
Il Corso si rivolge a tutte le Professioni sanitarie.
Descrizione
La patologia psichiatrica che i gruppi di lavoro incorporano nel loro contatto professionale con la malattia mentale non consiste nel fatto che alcuni operatori abbiano convinzioni deliranti o presentino comportamenti bizzarri.
Si esprime invece nel riprodursi delle modalità di funzionamento caratteristiche dei pazienti psichiatrici all’interno dei gruppi. Per esempio: lo scollegamento funzionale (o la contrapposizione reciproca) tra singoli e componenti dei gruppi stessi, la mancata armonizzazione tra approcci diversi ma complementari, la cattiva circolazione delle informazioni, l’accorpamento caotico di ruoli, la perdita di contatto con aspetti importanti del lavoro, l’isolamento, l’inerzia, le anomalie espressive e molte altre.
Il punto di arrivo del processo, in assenza di interventi correttivi, è la progressiva perdita della capacità di lavorare in rete, sia dentro la struttura di riferimento, sia fuori di essa e, alla fine, l’esaurimento degli operatori e la completa paralisi operativa della struttura stessa.
Tali stili di funzionamento anomalo si riflettono retroattivamente sui pazienti curati dal gruppo e ne amplificano la patologia, rendendola ingestibile.
Sono stati individuati dei “nodi“, cioè situazioni in cui la patologia mentale mette alla prova la tenuta tecnica ed emotiva dei curanti (come singoli e come gruppi) ed esige, per essere affrontata, tutta la perizia e la capacità di approfondimento di cui dispongono.
Il denominatore comune ai sei punti qui considerati è la necessità di lavorare in mancanza di punti di riferimento, dovendo decidere il curante (singolo o gruppo) quello che va fatto, senza poter contare, se non in misura ridotta, sulla condivisione o le indicazioni del paziente. Questa caratteristica del lavoro psichiatrico deve essere ben presente e non negata.
Se non vengono prese opportune precauzioni, la patologia ha buone probabilità di risultare vincente, cioè di scardinare le strutture logico – organizzativo – relazionali del gruppo. In altre parole i curanti, senza accorgersene, tendono a immergersi in situazioni che, se non capite e non gestite energicamente, portano in poco tempo alla sofferenza dei gruppi e alla paralisi del lavoro.
1) Lavorare senza condivisione? È il primo e il più impegnativo dei compiti del curante (singolo o gruppo che sia). Che fare con la mancanza di collaborazione – condivisione – consenso esplicito del paziente? Con l’inerzia, la passività e la disconferma del programma di cura? Il curante deve scegliere tra scontrarsi con i rifiuti e le negazioni del paziente, rendendo ancora più precario il
rapporto o “rispettare la sua volontà”, rinunciando a promuovere dei cambiamenti possibili? Si tratta di un tipico “dilemma” psicotico, cioè un quesito con due possibili risposte, ambedue impercorribili, anzi paralizzanti. Che fare?
2) “Paterno” o “materno?” Da parte dei curanti è più proficuo un atteggiamento attivo/attivante/normativo (“paterno”), proteso al “fare” e all'”uscire” o un atteggiamento di accoglimento, di tolleranza e di ascolto (“materno”), che invita alla riflessione e alla concentrazione su se stessi?
3) Quali obiettivi? Quali sono gli obiettivi prioritari del lavoro: la “guarigione” e il reinserimento lavorativo del paziente, la sua consapevolezza di malattia, l’incremento delle sue abilità sociali o la sua qualità della vita e una migliore capacità di comunicazione? Dalle priorità che vengono stabilite discendono strategie molto diverse (astensive, stimolanti o protettive), che perseguite contemporaneamente senza consapevolezza portano alla paralisi del lavoro.
4) Quali rapporti con l’ambiente di provenienza del paziente? Il contatto forte e la continuità con l’ambiente di provenienza del paziente (famiglia e altri ambienti di vita, notoriamente sempre problematici), di solito viene vissuto dai pazienti con ansia e dai curanti come un intralcio al lavoro terapeutico. Il che è comprensibile, come ben sappiamo! Ma: ha senso interrompere il contatto con i famigliari per proteggere il paziente e salvaguardare il lavoro stesso? e, al contrario, è giusto incrementare e strutturare i rapporti, esponendo il gruppo curante alle ben note difficoltà che la cosa comporta?
5) Chi è il curante? 1 – Il gruppo di lavoro istituzionale
Chi deve essere il curante di un paziente psichiatrico? Il singolo operatore (o il singolo gruppo) al quale il paziente è affidato o una realtà molto più allargata e diluita? I rapporti terapeutici devono avvenire con pochi curanti (o gruppi curanti) o addirittura con uno solo (con modalità tendenzialmente particolari e riservate) o con molti curanti (o gruppi curanti) e con modalità in più possibile aperte e “pubbliche”? E’ più efficace una intensa relazione duale o un rapporto più ampio possibile?
6) Chi è il curante? 2 – Il gruppo allargato
Il gruppo istituzionale non può e non deve essere l’unico referente, né il terminale del percorso del paziente, ma deve sempre essere attivamente collegato ad altre realtà territoriali. Tuttavia costruire tutti assieme una situazione complessa, di rete (articolata ma unitaria), non è facile, perché bisogna fare i conti col punto di vista di altri soggetti curanti, che possono avere – diciamo così – altre filosofie operative.
Perché è importante il gruppo?
Perché si sa che uno degli strumenti più efficaci di controllo dell’esperienza psicotica impoverita e della relativa, apparente immutabilità dei sintomi, è l’approccio di gruppo, che crea punti di contatto col paziente molteplici e diversificati (più persone, più ruoli, più tecniche) tra loro integrati. L’arricchimento emotivo e cognitivo che deriva da tale integrazione attenua la rigidità dei comportamenti e delle convinzioni patologiche più persistenti.
Il gruppo però è a sua volta esposto al rischio di funzionare con modalità patologiche e ad assumere su di sé la tipica difficoltà incontrata dai pazienti più gravi nel comporre scissioni e contraddizioni, nel gestire distanze e barriere, nel differenziare e chiarire i contenuti. Quindi rischia di sviluppare modalità patologiche quali la tendenza alla negazione dei problemi, all’isolamento (dei singoli e dei gruppi), alla semplificazione, al lavoro a compartimenti stagni, ecc., che si muovono nel senso della psicosi.
Modalità di svolgimento
Il Corso consiste di sei incontri di due ore, dedicati ad altrettanti punti problematici e ai relativi suggerimenti curativi e preventivi. Gli incontri sono condotti dal Dott. G. Montinari, Responsabile della Scuola di Psicoterapia Istituzionale, con la collaborazione di vari operatori delle strutture che si ispirano alla Scuola stessa. I suddetti sei incontri a distanza della durata di circa due ore ciascuno (+ lettura di testi), senza bisogno di contemporaneità, saranno fruibili da settembre a dicembre 2022.
Materiale del corso
I partecipanti avranno accesso ad un file contenente i riferimenti e gli approfondimenti teorici, che sono alla base delle metodiche di lavoro presentate, nonché i risultati di alcune ricerche condotte dai relatori, rivelatesi nel tempo particolarmente incisive.
Il Corso si rivolge a tutte le Professioni sanitarie.